Descrizione
John, un ragazzo di 18 anni che vive in un quartiere non molto famoso di Los Angeles, si risveglia in un letto di ospedale in seguito ad un incidente in metrò che poteva causargli la morte. Chi ha assistito all’incidente e, soprattutto, i medici sono sorpresi del fatto che sia praticamente integro. Rivede con piacere i suoi amici di sempre – Matty, Richard, Sara, Robyn… – ma manca la sua fidanzata Kate, scomparsa proprio il 21 gennaio 2015, giorno dell’incidente di John e, stranamente anche alla stessa ora. Coincidenza? Saranno gli amici e soprattutto John a cercare di scoprirlo. Sembrano brancolare nel buio fino a quando tramite internet trovano una particolare leggenda cristiana, sarà padre Antonio a dettagliarla e metterli al corrente che al mondo esistono dei protetti e dei protettori. Kate era, dunque, l’angelo custode di John? Ma gli angeli custodi possono essere salvati a loro volta?
Breve anteprima del libro
La storia che sto per raccontarvi è una di quelle storie in cui è lecito leggere un lieto fine, è lecito sapere esattamente la verità, è lecito innamorarsi di qualcuno e dare la vita per lei. Questa… è la mia storia.
Il mio nome è John, ho 18 anni e vengo da un quartiere non molto famoso di Los Angeles. […] La mia storia inizia il 21 gennaio 2015, la sera della mia quasi morte.
Aspettavo la metrò al binario 9 presso la fermata di Bonne Square, ero solo ed erano le 19.30; non c’era nessuno seduto accanto a me e il binario era ancora vuoto. Il mio sguardo fu attratto da un vecchietto sui settant’anni che aspettava al binario di fronte al mio, era difficile vedere ciò che stava facendo, nonostante ciò notai che stava piangendo tenendo tra le mani il ciondolo di una collanina d’oro, di quelle antiche con le foto delle persone care dentro. Non era una cosa che si vedeva tutti i giorni. […] La metrò era in ritardo di quasi tre minuti ed era la cosa più strana che avessi visto quel giorno dopo il foruncolo enorme di Matty, uno dei miei migliori amici. Il led quadrato sopra la mia testa indicava che mancavano circa 46 secondi all’arrivo della metrò e io come al mio solito aspettavo oltre la linea gialla nella postazione senza sportelli di sicurezza. […] Passati esattamente 46 secondi, la mia mano si è lasciata portare via dallo sportello e io sono semplicemente stato scaraventato nei binari, sotto la metrò; così almeno mi hanno detto.
Mi sono risvegliato tre giorni dopo, in un letto d’ospedale, mi girava la testa e non ricordavo niente. Anzi, una cosa la ricordavo: un’immagine bianca, forse i fari della metrò, forse un’allucinazione, ma era una luce così forte che quando anche solo si ripresenta nella mia mente, mi manca il fiato e non riesco più a pensare a nulla. […] Tutti coloro che hanno assistito alla scena della mia non-morte sono rimasti sconvolti; e io anche a sapere che, tra tutte quelle persone, era stato proprio il vecchietto di fronte a me, per primo, a correre in mio aiuto, raggiungendo velocemente il binario, credo che ciò sia avvenuto con l’aiuto di qualcun altro che poi però non si fece vedere più.
Insomma, nessuno riuscì a spiegarmi e a spiegarsi perché fossi tutto intero e vivo. Ma questo all’inizio non mi interessò affatto, volevo solo vedere i miei amici. C’erano tutti: Matty, Richard, Sara, Robyn… mancava solo Kate. La mia Kate. […]