Descrizione
Dalla Prefazione a cura di Jean-Louis Vidal
In quello stesso istante incandescente in cui la poesia si consegna e al contempo si sottrae, come pretendere di avvicinare, anche solo di poco «il nucleo indistruttibile di notte» che André Breton colloca al cuore stesso del mistero poetico? E tuttavia questa è la sfida che Giuseppe Armani lancia al lettore con Ordine revocato, una raccolta fiammeggiante la cui lettura, rinnovando la nostra fame di poesia, è un invito a vivere le folgoranti condensazioni che rendono il poeta maestro di uno spazio e di un tempo inediti, per non rimanere più «ostaggi | di ciò che non siamo riusciti a dire».
Con un’ardente impazienza, Giuseppe Armani si erge contro le «frasi circostanziate, bene rifinite», quell’irrisorio «flatus vocis | intersoggettivo» che riduce all’insignificanza il discorso ordinario. Per provare il volo di una parola nuova e creatrice, occorre pagare il prezzo di riuscire a strapparla a ciò che Mallarmé definisce «l’universale reportage». E quella che potrebbe sembrare la tentazione dell’opacità è anche, in uno stesso gesto, il tentativo di rievocare una «lingua incidentata, offesa» divenuta ormai un «ossario» di parole vuote: la folle speranza di una parola redentrice, capace infine di «restituire la voce | presa […]| a ciò che tace».
La posta in gioco è niente meno quella di fondare un’unità poetica del mondo, sostituendo la riuscita della parola agli scacchi del vissuto; di opporre la presenza oscuramente attiva della poesia alle illusioni di un reale effimero, frammentato, disperso. Ed è con la finalità di aderire in modo più stringente all’abbondante polisemia dell’esistenza che Giuseppe Armani inaugura un vasto cantiere del linguaggio, di cui ravviva mettendole all’opera tutte le risorse interne. «Ho da riscrivere | un vocabolario | perché vuole resuscitare in vita | con le parole | che non ho ancora | detto». […]