Descrizione
Wake
Questo breve racconto è stato scritto nel tentativo di sublimare le contraddizioni che affollano la mia vita generando dentro di me conflitti che il più delle volte si risolvono in un completo immobilismo. Un’esistenza dicotomica e manichea, colma di rituali e ossessioni immotivate, pervasa da un opportunismo edulcorato mediante un costante senso di colpa di stampo cattolico. Pagine fitte di citazioni e frasi prese in prestito, sarebbe inutile “ridire peggio qualcosa che un altro è riuscito a dire meglio prima”, che fanno da contorno ad una spietata autocritica che a ben guardare è un tappeto elegante per mezzo del quale vengono occultate le incrostazioni di narcisismo infantile e consunto manierismo presenti sul pavimento. Lo stile narrativo è quasi scolastico, guarnito con sprazzi velleitari di trascrizione di monologhi interiori, decorato da una leggera spruzzata di citazioni più o meno azzeccate e infine rivestito da innocue poesie a schema libero e riproduzioni di suoni pre-fabbricati, tutto in stridente opposizione a una biografia soggiogata da una tempistica industriale assimilata da tempo e mai del tutto rigettata. Il ritmo espositivo a volte è volutamente sincopato, in altre parti nervoso, a tratti quasi convulso, con l’intento di facilitare la comprensione della nevrosi che affligge il protagonista ed evidenziarne al contempo gli aspetti meramente psicologici e le ripercussioni materiali sulla sua quotidianità. È la cronaca fedele di un dì qualsiasi di Italo (moderno e involontario Oblomov nonché gentiluomo dell’intercalare) ed è Italo che in questo momento ne sta scrivendo la prefazione, (nonostante egli abbia sempre nutrito scarsa considerazione per le introduzioni dei libri, ritenute stucchevoli, quando non addirittura superflue, meglio le guide alla lettura critica del testo) un piccolo discorso propedeutico allestito anni fa, molto prima di terminare la storia vera e propria, tenuto pazientemente nel cassetto ma mai del tutto dimenticato, pronto ad essere usato all’occorrenza, magari di fronte una trepidante platea in occasione della prima presentazione assoluta del volume. Si apre il rosso sipario, si accendono le luci ad illuminare uno scalcinato palco di provincia ed ecco… Studiare dizione/far risaltare l’accento per conquistarsi subito le simpatie del pubblico locale, sempre che questo pubblico non coincida interamente con il parentado, in tal caso non varrebbe nemmeno la pena iniziarla una qualsivoglia presentazione; cosmopolitismo / regionalismo; induzione / deduzione, etc…, su questi binari scivola via la vicenda.
Osvaldo Tartaro