Descrizione
L’assortimento concettuale e ammonitore offerto da Seccia è impassibile, composto, fastidiosamente, gloriosamente perfetto.
Nelle sue strade dell’anima, nei suoi bianchi e felici sogni, non può esistere un selciato emotivo privo di fulgido scalpitio. Il verso fulmineo, l’enjambement fortemente disgiuntivo, la compattezza del lessico, contribuiscono a rendere l’intera opera qualcosa di più che una semplice osservazione abbellita da ricercate espressività.Tutto il lavoro compiuto dall’Autore si presenta
con sapienza stilistica, opportunamente limato e scarnito all’essenziale. Dai fili d’acciaio della vita (sui quali restare con le mani insanguinate) alle «guance dei marinai / protese ai giochi / del silenzio», dalla “carta del vuoto” scelta dal giocatore al “gran contorno” del sorriso viola: ogni cosa, ogni ingranaggio si muove con relazione, negando l’improvvisazione eccessiva.C’è una sintonia profonda tra il territorio vissuto e l’intuizione che si ha di esso, a tratti pacifica, a tratti feroce; la città vuota, simbolo di un’espansione al contrario, un’espansione umana tarlata, si concretizza come estranea: «gli occhi vuoti / delle case alla sera / piangono il buio / senza lacrime. / Un’ombra incerta / mi affianca: / il viso è pallido / e gli occhi / senza speranza./ I capelli sciolti / sulle spalle dicono / che è la tristezza». È interessante notare, inoltre, come la natura brada e il suo moto iterativo affascini ancora il pensiero, talvolta trasformandosi in natura di carattere più urbano.Momenti di disperazione suscitano il desiderio di «correre sulla strada / dell’addio,flagellare tutti / i ricordi fino a farli / scomparire, gridare / con voce muta il nulla» di se stessi. Si affronta così l’indefinito, o meglio l’indefinibile. Più che altro viene esplorato con maestria, nel segreto del nulla: «Quando tacerà il rombo del tuono,/ quando il fulmine non illuminerà la notte, / quando il buio non sarà più tale per confusione,/ quando non cadrà più neve o pioggia, / quando la disperazione degli uomini / non avrà più voce / ed essi saranno morti senza lamenti / avrai violato il segreto del nulla». Genialmente profetico.
L’Autore, così, ci mette in guardia. Con un atteggiamento di forza, però, rassicurante e foriero di tranquillità. Per poi, ancora una volta, uscirne da eroe parasimpatico: «Domani mi avrai dimenticato / come una margherita / in un campo di erbacce./ Non risponderai più / al richiamo della mia voce / come fa il silenzio / quando ignora / gli echi della valle».
Pietro Puleo