Descrizione
L’Autrice nel romanzo Dove il vento è sempre salato ci trascina in un semplice ambiente contadino delle Langhe e trasporta su per una scogliera. Essa ha duplice valenza: simboleggia il luogo cui giungere o per certi versi da cui scappare. È porto sicuro, rifugio dell’anima dai tormenti esistenziali stemperati dal perpetuo contatto con la natura.
I personaggi, alcuni dei quali sembrano usciti dalla penna dei più grandi autori fantastici, vivono di rituali magici fusi con le tradizioni rom e conferiscono a quei luoghi un’aurea insolitamente irreale in cui il tempo sembra essersi arrestato, e dei cambiamenti sociali giungono solo riverberi distratti e confusi.
Agata Dovì accompagna per mano Clara, suo personaggio protagonista, e la farà arrivare sul punto più elevato della scogliera da cui ha origine il suo percorso di rinascita.
Clara è donna dipendente dal marito, dal figlio, non ha identità, vive in balia del sentire altrui, assume atteggiamenti d’animo che non le appartengono e cui però sembra essersi arresa.
Le è spacciato per amore, considerazione e devozione l’esser trattata con sufficienza. Vive uno degli affronti maggiori per qualsiasi essere umano: il percepirsi sbagliata e mai all’altezza proprio da coloro che dovrebbero invece amarla; ma è da questa sofferenza che trarrà forza, riscatto e desiderio di autoaffermazione.
Nulla più riesce a soddisfarla: i beni materiali, il denaro, il successo; nulla può bastare a sedare quella voce a lungo sedata. Ed è allora che si aggrappa agli antri caldi e nascosti della scogliera per porre le distanze da ogni turbamento ed esorcizzarli.
In quella generosa terra ha incontrato la sincerità ed ha intessuto nuove trame affettive, trovato una famiglia, degli amici e soprattutto il compagno di vita cui non pensava di non essere destinata.
Si potrebbe provare un po’ d’invidia poiché ciascuno di noi vorrebbe giungere ad una simile condizione, ma Agata Dovì l’ha resa accessibile solo a Clara.
Si riscopre donna e anche i suoi sensi e i suoi istinti, fino allora anestetizzati, si risvegliano e rivelano il desiderio di vivere, di amare con un mai provato trasporto fisico. Con Fausto individua con sicurezza la sua dimensione al mondo.
L’ambiente femminile, privo di tendenze femministe, è sapientemente riprodotto dalla Dovì, la quale non desidera ingabbiare la donna nel banale stereotipo di madre e moglie o, peggio, insabbiarla in un ruolo preconfezionato dalla società, ma valorizzarne il valore umano.
L’abilità analitica dell’Autrice affiora quando la protagonista, in un continuo panismo, si perde ascoltando la “voce della pioggia”. Oramai ogni elemento naturale le è divenuto amico e, se qualcosa diviene o rappresenta fattore di disturbo, Clara si ribella esattamente come le mimose e i mandorli di fronte ad un improvviso temporale.
Il trascorrere delle stagioni è accuratamente raffigurato da tenui pennellate di colore che riscaldano il dolente cuore di Clara e non solo. Il lettore si tuffa in questi bagni di luce e anch’egli, in qualità di spettatore, assiste affascinato al dispiegarsi della natura.
La sua presenza dona vivacità e nuovo equilibrio alla scogliera, caldo nido pronto ad accogliere ogni tipo di rapporto umano che, forse, altrove, non avrebbe avuto modo di generarsi, come ad esempio la storia tra lo schivo e riservato Antonello e la pura ed incontaminata Magnolia “creatura scesa dalle stelle”.
L’opera, dunque, figura l’incontro di esseri umani segnati dalla solitudine che si legano inconsapevolmente divenendo l’uno la famiglia dell’altro.
Nelle parole di Catina e Nin è viva la concretezza della saggezza popolare, pregne di valori mai dati per assodati come l’affettività, il rispetto reciproco e il desiderio di accoglienza. La famiglia scelta e costruita con spontaneità, il cui legame è dato dall’identificazione e dalla corrispondenza di intenti, emozioni e vissuti interiori, non necessariamente dal sangue.
In conclusione, il romanzo offre l’incessante spinta a credere che esistano innumerevoli opportunità di migliorare la propria esistenza e, cosa fondamentale, è l’esaltazione a ricostruirsi e risorgere, come araba Fenice, dalle ceneri di incomprensioni e sofferenze che ogni giorno la vita porge.
Francesca Rappoccio