Descrizione
L’attimo o l’eternità è un’opera che presenta uno scenario letterario ottimale per riflettere su tematiche di alto lignaggio filosofico e spirituale: il senso dell’esistenza e la sua costante ricerca da parte dell’uomo.
La riflessione inizia a prendere consistenza a partire dall’incontro a Porto Sciusciau (Sant’Antioco – Sardegna) dei due protagonisti, Francesco ed Evelina.
Francesco è uno studente universitario di filosofia, che dimostra di avere una spiccata sensibilità intuitiva verso il mondo dell’arte e del pensiero più subitaneo e profondo dell’orizzonte umano.
Evelina, invece, è una ricca ragazza, quasi trentenne, tormentata da problematiche esistenziali che la inducono a condurre una vita “al di là del bene e del male”, svincolata dai dettami della morale comune, e ad esprimere il proprio disagio interiore con la pittura. Ed è proprio nel momento in cui Francesco inizia ad interpretare le tracce espressive presenti nei quadri di Evelina, che i colori, le forme, i contorni delle immagini pittoriche diventano il pretesto per meditare su una ragion d’essere che va al di là del significato visuale ed estetico: essi non sono altro che il riflesso di un’intimità inquieta, frustrata nella ricerca di un senso della vita che non può essere portata all’infinito se non con determinazione e un grande investimento emozionale. Ed ecco che le “mostruose macchie e sfumature di blu scuro” dipinte in contrasto con la briosità e la vivacità dei colori della gioia di vivere, diventano la prefigurazione dell’enigma di quel Nulla che, nonostante la sua astrattezza, è in grado di appesantire l’esistenza dell’uomo e di metterlo in scacco. Un’arte, dunque, che nasce dall’insostenibile vuoto di significati, dall’incapacità di penetrare oltre lo scibile, di gettare lo sguardo al di là dell’esperibile, ma anche di narcotizzare la brama di verità.
Attraverso la storia di Evelina e della sua complicata relazione sentimentale con Francesco, l’Autore Maurizio Cario induce, in modo sottile e mai monotono, il lettore a riflettere sull’eterno travaglio spirituale che attanaglia la coscienza umana.
Condannato alla libertà di scegliere e costretto a farsi carico dell’angoscia e dell’inquietudine del vivere, all’uomo non rimane altro che decidere se continuare ad esistere nell’attimo, la vita tutta, nella sua sofferenza e continua ricerca di un significato, o se tuffarsi nelle macchie scure che nascondono l’eternità, dove l’esistenza si dissolve per lasciare il posto all’essenza.
Neanche l’amore, vale a dire quel vano tentativo di assorbire l’altro per attribuire un senso all’esistenza, riesce a riscattare l’afflizione della condizione umana di fronte all’incomprensibilità della vita e della morte. L’amore non è altro che un estasiante accadimento che ci illude di poter colmare il vuoto del nonsenso.
In questo costante impegno nel scegliere, nel farsi, l’uomo è paradossalmente obbligato a decidere tra la vita e l’eternità, ma non è altrettanto libero di scegliere il suo essere, cioè il suo fondamento ontologico.
Di contro a questo tormento e a questa disperazione, quale sarà la scelta di Evelina e di Francesco? Troveranno la soluzione nell’attimo o nel silenzio dell’eternità, vale a dire di quella dimensione estranea alla condizione terrena dove si nasconde la vera essenza umana e dove il mistero della vita potrebbe rivelarsi solo al pensiero che ha oltrepassato la propria finitezza?
Le vicende narrate in questo romanzo sono molto di più di un semplice artefatto letterario: il loro potere seduttivo, ovvero la capacità di “condurci” all’ascolto della nostra prensione intuitiva e alla ricognizione più viscerale della vita, fanno sì che possiamo trarre un grande profitto dalla lettura attenta e meditata di queste pagine.
Valeria Di Felice