Descrizione
Il titolo e l’incipit esplicitano immediatamente il soggetto del romanzo. Vittoria Caiazza realizza un canto di lode al doloroso e appassionato sentimento che ruota intorno all’esistenza di ogni essere umano: l’Amore. Per far tutto ciò si appella al poeta latino Catullo che, nelle vesti di giovane e disperato amante, ha generato e riprodotto il dissidio interiore presente nelle complicate relazioni affettive.
La destrezza di Vittoria Caiazza consiste nel trasporre un personaggio storico di cotanta levatura in un’ottica moderna. Catullo, in effetti, assomiglia a un moderno bohemien che viaggia per il mondo, percorso dal desiderio di fare esperienze, di conoscere e che vive personalmente l’irruenza delle parole che elabora.
Lungi dall’essere una ricostruzione storica (l’Autrice lo afferma chiaramente nella sua premessa, anche se i riferimenti agli eventi chiave della storia romana non mancano), si tratta di una libera narrazione delle diverse fasi dell’esistenza di Catullo: l’infanzia in campagna, il trasferimento a Roma, l’acquisita attendibilità da intellettuale, il carisma da amatore fino all’impetuoso innamoramento per Clodia, sua Lesbia. Saranno proprio i carmina di Catullo a divenire fonte d’ispirazione letteraria.
Dalle parole di Vittoria Caiazza emerge un ritratto “umano”, semplice e familiare di Catullo, in cui comunque risaltano vividi i valori della civitas romana. La narrazione avviene in prima persona, poiché l’Autrice è nello stesso tempo amica fedele, “innamorata” consapevole dello spessore del giovane e inquieto Catullo.
È un’opera amabile, emozionante, curiosa che induce il lettore a immaginare i fortunati incontri di Catullo e, nel contempo, riflettere sui segni indelebili inferti alla sua pelle e alla sua anima alla sola vista di Lesbia.
Superba l’Autrice nel descrivere anche gli ambienti di mondanità, attorno cui ruotano e si mescolano personalità di spicco appartenenti alle varie categorie sociali. Egli, infatti, non sarà da meno divenendo amico dei potenti: Nepote, suo mentore, Metello, Cinna e tanti altri.
Eppure non è l’analisi sociale su cui Vittoria Caiazza pone l’attenzione, bensì l’esaltazione estrema dello stravolgimento dei sensi scaturito dall’incontro amoroso. Ogni innamorato di qualsiasi tempo si è spesso ispirato all’ardore dei versi catulliani e l’Autrice non desidera altro che narrare di colui che seppe cantare al meglio il variegato Amore, ma porre altresì in evidenza la forza consolatrice della poesia.
Ed è proprio lo struggimento per Clodia, quest’amore tormentato, chiacchierato, eppure inevitabile e fatale che trascina il lettore in un vortice di speranza prima e disillusione poi.
Odi et amo dunque incarnano la contrapposizione amorosa ed una “corrispondenza di amorosi sensi” ultraterrena tra amanti che hanno il coraggio di vivere il proprio sentire (anche se non corrisposto), senza essere scalfiti dall’altrui giudizio.
Plauso all’entusiasmo dell’Autrice che ha saputo trattare con grande naturalezza un così ardito contenuto. Il risultato è, d’altronde, ben riuscito poiché Vittoria Caiazza è mossa da un afflato emotivo dettato dall’attaccamento ai sentimenti, messi in versi, ma anche all’uomo Catullo che ha personalmente patito e vissuto l’incanto del sentimento per eccellenza, motore di Vita e ugualmente di Morte.
Francesca Rappoccio