Descrizione
Come già in Artemide, l’Autore sceglie di dare forma narrativa a notizie ed eventi tramandati dalle fonti classiche sul territorio reggino, in età protostorica e al momento della fondazione della colonia magnogreca.
Il racconto prende inizio con la narrazione di un passaggio di testimone, quasi incruento, tra le due popolazioni degli Ausoni e degli Enotri in seguito all’occupazione del territorio da parte di questi ultimi, secondo un modello di integrazione fra i popoli piuttosto che un avvicendamento per sostituzione.
Di seguito l’Autore racconta l’episodio che spinge un gruppo di Messeni a lasciare la madrepatria, su indicazione dell’oracolo di Delfi; l’approdo di questi sulle coste calabre, e la loro vittoria, con l’aiuto dei Calcidesi di Zancle, sulla popolazione indigena.
Oltre che un salto temporale tra le due parti del racconto c’è anche un cambio di registro. Nella prima parte la virtù del re Ausonio, e del suo rivale Enotrio, sembra risiedere nella volontà di pace e integrazione, e sono solo lontani gli echi della battaglia, pur combattuta da una parte degli eserciti. Nella seconda parte è da subito messa in rilievo la ferocia dei Messeni in patria, la stessa forza violenta che sarà richiesta loro per l’occupazione dei territori per la fondazione della colonia di Rhegion.
L’opera non fornisce una chiave critica di tipo storiografico; l’autore piuttosto si lascia affascinare dal gusto della narrazione, così vivo d’altra parte nelle sue stesse fonti, e si lascia trasportare dalla potenza delle suggestioni e delle immagini della letteratura a cui si ispira; allo stesso tempo rielabora personaggi ed eventi con una sensibilità assolutamente moderna.
Il linguaggio, sebbene in certi punti sia volutamente solenne, è accessibile e piano; i periodi serrati come per un romanzo d’azione; la lettura fluida e piacevole.
Manuela Labate