Descrizione
Il quadro complessivo del saggio di August Karst, che è possibile trarre dai giudizi di storici coevi quali Benedetto Croce, Karl Hampe e Thomas Frederick Tout, offre una visione chiara delle valenze e di molte discrepanze nell’inquadramento della complessa vicenda manfrediana, ma allo stesso tempo inserisce il lettore nella temperie culturale e politica dell’epoca. Tra Otto e Novecento la produzione storiografica germanica è, di fatto, fortemente condizionata dal serrato confronto ideologico tra Piccoli e Grandi tedeschi, dall’influsso della scuola prussiana di Johann Gustav Droysen, dalla fondazione del Reich dopo la guerra franco-prussiana del 1870 e dagli appetiti imperialistici manifestati in maniera pericolosa dopo l’assunzione al trono di Guglielmo II (1888). In antitesi con la serena visione di storici come Friedrich Schirrmaker – e senza dubbio condizionato dal giudizio negativo espresso da Jamsilla su Manfredi –, Karst vede con sospetto ogni attentato all’Impero, giudica Manfredi un traditore e considera gli italiani infidi, ponendosi all’origine di quelle aberrazioni nazionalrazzistiche che avrebbero sorretto ideologicamente l’affermazione del nazionalsocialismo hitleriano. In definitiva, gli anni Novanta dell’Ottocento costituiscono l’obbligato punto di partenza di un disegno di storia della storiografia contemporanea e la storia di Manfredi, edita da Karst nel 1897, rappresenta in tal senso una tessera particolarmente indicativa che, oggi più che mai, è opportuno riconsiderare.