Descrizione
Dall’Introduzione dell’Autore
La poesia è anzitutto contemplazione, un movimento dinamico dello sguardo, che coinvolge tuttavia anche gli altri sensi, e che procede dall’esterno all’interno, e poi ancora dall’interno verso l’esterno; dalla realtà osservata ai significati nascosti che essa disvela interiormente, e poi da questi di nuovo verso la realtà, per non cedere al pericolo della banalità e dello stordimento del cuore e cercare infaticabilmente il significato profondo di ogni esperienza vissuta. Il poeta, come il profeta e il folle, si sente così chiamato a restare sveglio, con gli occhi aperti e il cuore proteso, per intuire un senso di verità altrimenti indicibile e condividerlo con gli altri attraverso un linguaggio il più possibile umano, che sia personale e universale insieme, in sintonia con il cuore pulsante del mondo e degli altri uomini. Il mondo osservato, amato, “contemplato”, finisce così col diventare una traduzione, un’interpretazione evocativa e quanto mai autentica dell’esistenza, che solo un cuore attento è in grado di intuire e decodificare. Dalla vita, poi, si ritorna alla realtà, per non separarsene più, e fare concretamente comunione col mondo e con il suo mistero. […]
Dalla Prefazione a cura di Stefano Biancu
[…] La realtà si ribella a ogni nostro tentativo di ridurla a mero dato positivo, a mero fatto bruto. Non ci sta. Il gioco poetico è lo strumento che essa si riserva per manifestare, alla nostra esperienza, la sua ribellione, il suo essere attraversata da un oltre che non può non stupirci e non provocarci. Solo tornando bambini e lasciandoci stupire da questo oltre, saremo donne e uomini veri. Magari meno seri, certamente più adulti. Senza dubbio capaci di amore. E di amicizia.
Niente meno che questa è la posta in gioco di queste parole/immagini di Nicolò Mazza e Ferenc Mihalkov.